11.12.09

KidZdream: il mondo visto attraverso i sogni dei bambini

Leggo sul sito di repubblica.it della nascita di un affascinante progetto: la raccolta nel portale www.kidzdream.org dei racconti che i bimbi di tutto il mondo fanno dei loro sogni. L'iniziativa è appena partita e per ora raccoglie testimonianze dei bambini Italiani (Napoli, Roma, Venezia), Senegalesi (Mbour) e Spagnoli (Barcelona).

Da vedere!

Riporto dal sito citato...

by Daniele


Premesse
Le esperienze di Dinamo Italia con la RAI e con organizzazioni internazionali quali UNICEF e ONU e con WWF Italia nella realizzazione di news realizzate con i bambini come piccoli giornalisti (Neonews, TG minimo, La liberazione dei cortili, Snow news ecc.) e spot sociali realizzati sempre con i bambini come interpreti, ci hanno insegnato due cose fondamentali:

1) La forza e la sintesi delle cose raccontate dai bambini davanti ad una telecamera. Le parole e il modo di formulare i loro pensieri, le espressioni del viso, i gesti, forniscono una comunicazione unica, irripetibile e «bambinesca». Questo, però, a condizione che i bimbi si sentano a loro agio, al di fuori cioè da ogni sovrastruttura culturale e formale imposta dalla scuola, dai genitori o dalle stesse strutture dei media.

2) Le idee «vere» dei bambini sono un antidoto unico contro le stereotipie e banalità proprie dei media a grande diffusione.
Tali idee, anche quando ripetono gli stereotipi del mondo degli adulti, lo fanno con un inconscio e inevitabile distacco ironico, un'onestà spontanea che crea una distanza e un sano specchio deformante rispetto ai contenuti.



I bimbi e l'arte di raccontare i sogni
Da esperienze sul campo, come spesso capita, avevamo notato che quando ai bimbi chiedevamo di raccontare un «loro sogno onirico», quello che si ricordavano meglio o che era loro piaciuto di più, si apriva un canale di comunicazione molto particolare.

I bambini - in età tra i 6 e i 12 anni - raccontano molto volentieri i loro sogni che ricordano con grande dovizia di particolari. Ma non solo, parlano in modo più forbito di quanto facciano normalmente e delineano racconti e situazioni complesse in modo chiaro e, per quanto possibile con materiali onirici, esaustivo.

Da qui l'idea di trovare un modo per far raccontare ai bimbi il loro sogni. Però la televisione non ci pareva in questo caso il mezzo più adatto e quindi il progetto è rimasto «stand by» fino a che si è arrivati ad una possibilità di comunicare tali sogni attraverso WEB.

Un progetto Web 0/12 per una banca online dei sogni dei bambini

Da Artefacta a KidZdream
Dall'esperienza da noi maturata con il format multimediale on line ARTEFACTA basato appunto su mappe stile Google e menu di piccoli film di 90-120 secondi nasce KidZdream.
L'idea di realizzare un contenitore, una banca dei sogni dei bambini, trova una sua adeguata realizzazione su Internet.

La preparazione
Ai bimbi viene chiesto di concentrarsi sul sogno che ricordano meglio o preferiscono.
Viene anche richiesto di pensare ai dettagli: i luoghi, i colori, le persone, ecc.
Alla fine si propone loro di fare un disegno del sogno.


Dreamboxes
In modo molto semplice vengono realizzate delle riprese, tipo video box dei sogni.
Camera fissa, spesso con dietro la lavagna.
Risultato una serie di piccole interviste-racconto di 60-120 secondi. In esse i bambini con parole loro e con la propria gestualità raccontano il loro sogno: quello preferito, quello più pauroso o quello che ricordano meglio.
Alla fine mostrano e spiegano le immagini del loro disegno.


Il sito
Il contenitore è un sito Web secondo il format Artefacta cioè composto solo di mappe e di piccoli film con i sogni dei bambini.
Si parte da una mappa del mondo e si pongono degli indici nelle varie città dove i bambini hanno raccontato i loro sogni.
Il processo si evolve fino ad avere in prospettiva moltissimi luoghi del mondo visti attraverso i sogni dei bimbi.

Lingue e sottotitoli
I sogni verranno sempre raccontati nella lingua madre perché non perdano di freschezza e spontaneità. È infatti essenziale che i bambini si sentano completamentea loro agio e possano raccontare il sogno nei loro modi: con le parole, le smorfie, gli ammiccamenti, i sorrisi e gli irripetibili movimenti delle mani e del corpo. Nel sito verranno quindi inseriti sottotitoli in varie lingue per rendere comprensibile a tutti il racconto, lasciando però inalterata la forza comunicativa originale.

La redazione: filtro attivo e costante
Nessun accesso diretto o blog o altre forme aperte di social network sono previste o ammesse per questo sito. Tutto arriva ad una redazione di esperti che decide e valuta le opportunità di messa in onda.

8.12.09

BUT IS IT ART?! - One&Other (from London...) #2



One&Other (from London...) è stato

il primo post che ho scritto dopo il mio ritorno.

One&Other si è concluso il 14 ottobre.




Per 100 giorni il live artwork di Antony Gormley ha portato sul Fourth Plinth di Trafalgar Square oltre 2400 persone.

Una dopo l'altra, un'ora dopo l'altra, h24 con la pioggia, col vento o col sole, per 100 giorni di seguito.


Naturalmente quest'intervento "vivo" sul e nel tessuto vivo della città è stato accompagnato da apprezzamenti e da molte polemiche: c'è chi sostiene che abbia portato una ventata di novità e chi, invece, che One&Other abbia mostrato solo gente alla disperata ricerca di attenzione.
E' vero, si sono avvicendati i personaggi più disparati (anche "strampalati"...): c'è stato chi ha promosso un ente benefico, chi ha recitato, chi ha ballato, ecc...



Ma, da che vi ho messo piede, il richiamo della piazza è stato irresistibile: sia al mattino, prima che iniziasse la giornata, che alla sera, prima di rincasare, dovevo passare dal Fourth Plinth...è stato il mio piccolo rito scaramantico ed il modo meraviglioso in cui la città m'ha accolta.
Così credo sia inutile chiedersi se questa sia arte perché, per quel che mi riguarda, Gormley il suo obiettivo l'ha raggiunto!

BOO!

by Cat

“… It has changed my life and that of many others… Who can be represented in art? How can we make it? How can we experience it? These are questions that have exercised me for years. Whether you see the plinth as a protest or pole-dance platform; studio or stocks; playpen or pulpit; as a frame for interrogation or for meditation, it has provided an open space of possibility for many to test their sense of self and how they might communicate this to a wider world”.
Antony Gormley

2.12.09

The man in a van project (In che modo la crisi ha influito sulla tua vita? Raccontalo qui )

"Facevo il direttore in un negozio di quadri dove lavoravo da sei anni, quando mi hanno licenziato.
Ero disperato e non trovavo lavoro.
Così quando ho sentito parlare dell’ArtPrize, un concorso Usa per artisti emergenti con premio di 250mila dollari, ho avuto una folgorazione: dovevo andare nei luoghi colpiti dalla recessione e raccogliere le storie.
Sulla fiancata del mio van ho scritto: - In che modo la crisi ha influito sulla tua vita?
Raccontalo qui -".

"E sono partito con destinazione finale Grand Rapids in Michigan, sede del concorso".

Aaron Heideman


67 giorni, 20 stati, 37 città*, 12mila miglia percorse, 10mila persone, blog, webpage, twitter, flickr...tutto per raccogliere, raccontare e, soprattutto, condividere delle storie.


Tell me your story!



Aaron, 29 anni, ha trasformato l'unica proprietà rimastagli -il suo furgoncino- in un' opera d'arte collettiva, itinerante e in divenire.

Ho pensato a lungo a questa storia...quello che m'ha colpita, ciò che mi colpisce ancora, è (fuor di retorica)la capacità di trasformare creativamente una disgrazia in un'opportunità.
E mi sono vergognata di me stessa.

What do you do?

Aaron non s'è pianto addosso e non s'è fermato anzi, ha investito il poco denaro rimastogli in carburante e s'è messo in moto, in viaggio.

Ha vissuto nel suo furgone, ha mangiato quel che capitava, si è finanziato attraverso la vendita di magliette e le donazioni.

Ma, soprattutto, non s'è tenuto la frustrazione e la disperazione per sé, ha condiviso la sua storia, invitando gli altri a condividere la propria mettendo a loro disposizione un rotolo di carta e la carrozzeria del furgoncino.


E' come se si fosse trasformato in un cantastorie creando spazi, tempi e occasioni per il dialogo e la condivisione.





Quel che emerge dalla fine del suo viaggio non è solo un racconto a più voci o una sorta di indagine sociologica sugli effetti della crisi, ma un esorcismo collettivo lungo 45 metri(esorcismo che avviene quando ci si siede in cerchio e si racConta)...tanto è lungo il rotolo su cui le persone che ha incontrato sono state invitate a lasciare la propria testimonianza.

Alla fine l'ArtPrize non l'ha vinto, ma il suo progetto continua.

Scrive sul suo sito:

"Non è finita fino a quando queste storie vengono raccontate ad un pubblico di massa (...). Ho intenzione di scrivere un libro ora, mi auguro solo che farà giustizia a tutte le cose che ho imparato lungo il cammino".
by Cat

Se volete sostenerlo clikkate qui: themaninavanproject.com

PhotS: flickr.com

P.S. Personalmente mi ricorda The 1000 Journals project di cui ho scritto qui e qui


* le 37 città

July 1, 2009 Eugene, OR
July 2, 2009 Portland, OR
July 3, 2009 Bend, OR
July 4, 2009 Ashland, OR
July 5, 2009 Sacramento, CA
July 6, 2009 Fresno, CA
July 7, 2009 Bakersfield, CA
July 9-11, 2009 Los Angeles, CA
July 12, 2009 Riverside, CA
July 14, 2009 Las Vegas, NV
July 16, 2009 Phoenix, AZ
July 19, 2009 Denver, CO
July 26, 2009 Austin, TX
July 30, 2009 New Orleans, LA
August 1, 2009 Nashville, TN
August 3, 2009 Atlanta, GA
August 5, 2009 Orlando, FL
August 6, 2009 Sarasota, FL
August 7, 2009 Fort Lauderdale, FL
August 8, 2009 Palm Beach, FL
August 10, 2009 Jacksonville, FL
August 12, 2009 Columbia, SC
August 13, 2009 Charlotte, NC
August 15, 2009 Washington DC
August 17, 2009 New York, NY
August 18, 2009 Providence, RI
August 21, 2009 Flint, MI
August 30, 2009 Ithaca, NY
September 2 Harrisburg, PA
September 4 Alliance, OH
September 6 Elkhart, IN
September 7 Chicago, IL
September 10 Detroit, MI
September 12 Ann Arbor, MI
September 13 Saginaw, MI
September 14 Lansing, MI
September 15 Grand Rapids, MI

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