21.5.08

MUSICA DAL MONDO

                                                       
   They call me quiet girl 
   But i'm a riot 
   Maybe Joleisa 
   Always the same 
   That's not my name 
   That's not my name 
   That's not my name 
   That's not my name 

18.5.08

Couch Surfing! A proposito di divani... (grazie Daniele!)


A proposito di pace, divani e soggiorni...il commento di Daniele all'affermazione di Silvia Moro mi offre un ottimo spunto per segnalarvi un altro modo (simile a quello del Servas) per andare incontro all'altro anche rimanendo nel proprio soggiorno...si chiama Couch Surfing (fare surf sui divani). 
Ho trovato in rete un articolo del luglio 2005 che spiega di che cosa si tratta.

Nomadi da divano
Low cost Il nuovo modo di viaggiare giovane è il Couch Surfing: si gira il mondo facendosi ospitare sui sofà 
di David Sander
Fonte: Repubbica

In tempi di voli a basso costo e viaggi virtuali, a qualcuno è venuto in mente di invadere anche le nostre case private con turisti e sconosciuti in vacanza.
Non bastavano i bed and breakfast, gli scambi casa e le offerte di pacchetti tutto compreso in ogni parte del pianeta.
Oggi la gente vuole viaggiare a costo zero.
Nomadi senza carovana, giovani soprattutto, che navigano per le città del mondo alla ricerca di emozioni, amicizie, confronti e tutto il resto.
Non si viaggia per affari o per qualche altro motivo. Si viaggia per viaggiare, per cambiare aria.
Io sarei dell'idea persino di riaprire i caravanserragli sulle rotte più battute. Senza le stalle per i cavalli e i cammelli, ma con stanzoni, dormitori, osterie, e aree di riposo e sosta per tutti quelli che si mettono in cammino. Ostelli per tecnomadi, magari. Nell'attesa di qualche investimento di questo tipo, un gruppo di ragazzi americani (e chi se no?) ha deciso di organizzare i salotti di tutto il mondo in una grande rete gratuita e accessibile a chiunque. Una sorta di democrazia zingara dei salotti.
(...)La chiamano Couch Surfing.
(...)Casey Fenton, un 25enne informatico del New Hampshire, ora di base in Alaska assieme a un gruppo di amici forsennati viaggiatori, ha fondato, organizzato e portato alla ribalta una società di globetrotters che mette reciprocamente a disposizione posti-branda nelle proprie case sparse nel mondo.
La prima esperienza di Casey sembra risalga al 1998 quando era in giro per l'Egitto con alcuni amici. Avevano comperato un biglietto a basso costo per Il Cairo e stavano cercando di uscire dagli itinerari consueti spendendo poco e inventandosi nuove vie.
Una sera fecero amicizia con un ragazzino di sei anni vicino a un sito archeologico del sud e si lasciarono condurre a casa sua per conoscere la famiglia. 
Cenarono tutti insieme e invece di andarsene vennero invitati a rimanere per la notte. "Ci diedero delle lenzuola sudice", racconta Fenton, "e venimmo fatti accomodare sulle panchine appena fuori dalla loro casa. Ricordo perfettamente la luna piena mentre mi rigiravo all'infinito sulle assi scomode. Visto che non riuscivo a dormire molto, pensai a lungo quella notte. E convenni che c'era qualcosa che poteva essere scoperto, ideato per viaggiare in un altro modo. Non feci altro che due più due con le mie conoscenze della rete e la voglia di girare il mondo".
Ma il problema non sembra essere solo il risparmio di denaro per i pernottamenti. "Quando dormi in alberghi o in ostelli", spiega Sebastian Le Tuan, un altro dei compagni d'avventura, californiano di residenza ma francese di nascita, buon amico di Casey, "spesso si tende a uscire e frequentare solo altri stranieri, ragazzi che viaggiano come te in luoghi più o meno turistici.
Non si riesce quasi mai a staccarsi dalla tribù. Se invece finisci a dormire sul divano di un ingegnere neozelandese o di una famiglia di Lisbona, non hai scampo. Devi introdurti nel loro mondo, capire, parlare lingue diverse, mangiare e vivere come loro. Almeno per un po'. E finisce che impari un miliardo di cose, risparmiando sul conto dell'hotel".
(...)In realtà non è assolutamente obbligatorio ospitare qualcuno in cambio.
Diciamo che aiuta a trovare posto nelle case di tutto il mondo, ma non è indispensabile garantire una cuccetta per ricevere aiuto.
Uno si può iscrivere per provare la prima volta chiedendo ospitalità sui sofà altrui e solo in seguito decidere se, e quando, cominciare a ricevere a propria volta qualche ospite per un week-end o per settimane intere.
Inutile dire che nascono storie d'amore, relazioni, matrimoni a ogni viaggio, e che a ogni incontro altre storie possono finire. Qualcuno rimane sui divani di altra gente per lungo tempo. Se navigate sul sito andate assolutamente a vedere anche la sezione commenti dei viaggiatori.
Si leggono storie niente male.
Un fotografo portoghese, per esempio, ha girato il mondo grazie ai contatti che aveva creato attraverso ICQ (forse la rete di chat più famosa della comunità virtuale), ma da quando si è trasformato in un couch surfer ufficiale è diventato ancora più facile (dice lui) trovare amici e sistemazioni ovunque. "Uso CS (Couch Surfing) per il mio lavoro e per le mie vacanze.
È una vera figata", scrive "WorldPhotographer", pseudonimo di Braga, Portogallo, 28 anni. Ha un progetto di fotografia ambientale in tasca e una voglia matta di vedere nuovi panorami. "Quest'idea va ben oltre il fatto di risparmiare denaro", commenta Thescientist, altro ragazzone da Edmonton, Canada. "La ricchezza e l'apertura mentale che ne sto ricavando valgono più di qualunque conto d'albergo risparmiato" . E ancora: "Sembrerà storia trita, ma questa cosa sta cambiando la mia vita, davvero. Sto per partire per un viaggio di due mesi nell'Europa meridionale", racconta Shiverbellystark, da Long Beach, California, studente fuori corso di 28 anni, "ma in nessun caso mi sarei potuto permettere i costi di un'esperienza così. Il couch surfing è un sistema meraviglioso perché lega le nuove tecnologie di comunicazione con la cultura globale!!!".
Niente di più vero. Quando mai nella storia dell'uomo la comunicazione in tempo reale ha cambiato le abitudini quotidiane così drasticamente? Mentre scrivo questo testo ho già ricevuto 9 e-mail, tre telefonate sul cellulare, un Sms da un collega in Grecia e ho persino chattato brevemente su Yahoo messenger con un amico inglese che mi chiedeva delle informazioni urgenti per un pezzo che deve scrivere sull'Italia.
Alcuni milioni di persone nel frattempo stanno cercando voli e alberghi in Internet. La Rete ha apena doppiato come numero di documenti presenti la popolazione mondiale. 12 miliardi di pagine come poco più di 6 miliardi di persone.
Ecco perché molti in questo stesso momento hanno la possibilità di cercarsi un posto su un divano di una cucina nell'East Side newyorchese. Oggi vogliono tutti muoversi; chiunque non abbia problemi di sopravvivenza spicciola pensa a cambiare vita almeno per un po' e conoscere persone nuove. Se si riuscisse ad auto-digitalizzarsi e spedire via modem il proprio corpo sulla scrivania (o sul divano) di qualcuno che vive dall'altra parte del pianeta, nessuno esiterebbe a farlo. L'esotico sta sempre dall'altra parte dell'oceano, dice sempre mio padre. Poca gente è felice dove si trova.
Almeno così sembra. Per un australiano, noi italiani siamo sperduti e intriganti quanto per uno svizzero uno che vive a Bora Bora.
È così che funziona. Il fascino dell'altrove giustifica le notti su brande sconosciute, voli scomodi e cibi mai provati.
Collegatevi, inoltratevi, scambiatevi quel che vi pare, divani, case e culture globali. Ma il succo è sempre lo stesso.
Tutti vogliono solo andare a vedere cosa si trova oltre la collina.

12.5.08

la pace e il viaggio...

"La pace non la puoi comprendere stando chiuso nel tuo piccolo soggiorno.
La puoi comprendere andando incontro all'altro".

Silvia Moro intervistata l'11/05/2008 a Tatami (raitre)

10.5.08

FRANCESCO DE GREGORI

IL CANTO DELLE SIRENE

"Mio padre era un marinaio, conosceva le città,
partito il mese di febbraio di mille anni fa,
mio figlio non lo ricorda, ma lo ricorderà,
mio padre era un marinaio, mio figlio lo sarà..."







VIAGGI E MIRAGGI

"Ma chi l'ha detto che non si deve provare a provare?
Così partiamo, partiamo che il tempo potrebbe impazzire,
e questa pioggia da un momento all'altro potrebbe smettere di venir giù.
E non avremmo più scuse allora per non uscire.
Ma che bel sole, ma che bel giallo, ma che bel blu!

Perciò pedala, pedala che il tempo potrebbe passare,
e questa pioggia paradossalmente potrebbe non finire mai.
E noi con questo ombrelluccio bucato che ci potremmo inventare?
Ma partiamo, partiamo, non vedi che siamo partiti già?" 



7.5.08

THE 1000 JOURNALS PROJECT

Adoro i taccuini di viaggio: un modo di vivere e viaggiare.
Portarne uno con sè significa garantirsi la possibilità di ritagliarsi un po' di tempo, di lasciare una traccia.
Ho trovato in rete questo curioso esperimento artistico che vi riporto.


05 febbraio, 2008
"Cosa succede a sparpagliare in giro per il mondo 1000 taccuini vuoti, chiedendo alle persone di condividere i propri pensieri e di liberare la propria insospettabile creatività?
Cosa troveremo nei taccuini, dove viaggeranno e, soprattutto, torneranno indietro? 

Questo è l'esperimento di Someguy, "un ragazzo" di San Francisco che nel 2000, affascinato dai graffiti anonimi sulle pareti degli spazi pubblici, sorta di forum spontaneo sulle questioni più disparate, decide di provare ad imbrigliare questo tipo di energia in un progetto artistico collettivo. 
Comincia a distribuire taccuini vuoti lasciandoli nei bagni, nei caffè, sull'autobus, agli amici... All'interno dei taccuini le istruzioni invitano a riempire qualche pagina e passarlo ad altri. 
Un po' messaggio nella bottiglia, un po' cadavere squisito, basato "sul flusso e sulla fiducia", il progetto dei 1000 diari "è un esperimento dove il taccuino è il museo e ogni partecipante è l'artista". 


1000 taccuini: una quantità necessaria per avere una massa critica, perchè "come le tartarughe appena nate in corsa folle sulla sabbia verso il mare, non tutti ce l'avrebbero fatta". 
Le immagini dei taccuini ritornati sono documentate dal sito, in un enorme archivio. Ogni taccuino è una storia a parte. Qualcuna adesso è raccontata in un libro.


Nel 2005 Andrea Kreuzhage si appassiona alla vicenda e comincia a girare un lungo documentario, viaggiando in molti paesi sulle tracce di taccuini scomparsi. Sul blog il diario di questa impresa. Ecco i trailer e un'intervista alla regista.

Nel frattempo, sommerso dalle richieste, Someguy ha lanciato un secondo progetto, il 1001 Journals: si può partecipare ad un Travelling Journal (sono gia più di 1200), depositare un Location Journal o semplicemente inserire un Personal Journal".

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